L’onda anomala si racconta

L’ONDA ANOMALA SIRACCONTA

 

Scienze politiche a Milano èsempre stata soprattutto un bacino d’utenza, piuttosto che un luogo dove creareconoscenza e sapere. Gli iscritti si recano a lezione agli orari prestabiliti esi limitano ad ascoltare ciò che il professore ha da dire, spesso sbirciandodistrattamente l’orologio, in attesa di tornare finalmente a casa. Alcuni sifermano nel pomeriggio a studiare in biblioteca, ma sono eccezioni. Lamaggioranza concepisce l’università semplicemente come il luogo dove seguire lezioniin vista di esami, dare esami in vista di una laurea, laurearsi in vista di unlavoro, nella speranza sia redditizio. Fine.

Un giorno d’ottobre ero inprocinto di tornare a casa, quando mi accorsi di un gruppo di studenti chediscutevano con un megafono nel cortile della facoltà. Parlavano dei tagliall’università pubblica previsti dalla legge 133. Mi fermai adascoltare. E da quel giorno non sono più solo un utente. Ho imparato ad amarela mia facoltà, proprio ora che ce la vogliono portare via. Ho imparato apensare ad essa non come ad un trampolino di lancio nel mondo lavorativo, masemplicemente come ad una bellissima opportunità di conoscenza.

Partecipo ad assembleedemocratiche, nelle quali tutti possono esprimere il loro punto di vista.Prendo parte a cortei non violenti, cercando di arginare il più possibilequelle frange estremiste che potrebbero compromettere l’immagine e la forza stessadel movimento. Con il freddo o con la pioggia, io sono lì, a dibattere conqualcuno che non condivide la mia opinione, o a distribuire volantini aipassanti su di un marciapiede, ben sapendo che nemmeno un terzo di loro leggeràquello che ho scritto, che nemmeno un decimo di loro interromperà la suafrenetica marcia per ascoltare ciò che ho da dire. Le mie idee però nonconoscono stanchezza o frustrazione. Sono quelle che accomunano centinaia dimigliaia di studenti lungo tutta laPenisola, uniti semplicemente da un bisogno, umano e ancestrale:la sete di sapere.

Dicono che siamo per la difesadell’esistente. Io rispondo che sono loro a rappresentare l’esistente, mentre noirappresentiamo il futuro. Rispondo che la legge 133 prevede tagli a pioggia, enon volti ad eliminare gli sprechi insiti nel sistema universitario. Che lamarcia indietro del Governo, il suo repentino passare da toni minacciosi ad unapresunta apertura, è solo una conseguenza della nostra mobilitazione, dettatadalla paura di perdere il consenso dell’opinione pubblica. L’interesse di chici rappresenta non è migliorare il sistema, bensì rimanere a capo di esso ilpiù a lungo possibile. Ora hanno paura, paura di chi si informa, di chi studiae vuole studiare, di chi ha le conoscenze per formulare un giudizio criticosulla società circostante.

Dicono che siamo ignoranti efacinorosi. Ci danno persino dei violenti, imputando ad un corteo pacifico laresponsabilità dell’aggressione a piazza Navona, e poi di nuovo ritrattando,perchè questi fatti in particolare sono troppo evidenti per essere manipolati. Aquesto governo non basta più nemmeno il controllo dei mass media per alterarela realtà, perchè le informazioni degne di questo nome viaggiano ormai sullarete, impermeabili ad ogni forma di manipolazione o censura. Noi studentimilanesi di Scienze Politiche siamo online con un forum, movimentostatale.attivoforum.com, e un blog, scipolmilano.noblogs.org, seguendo una tendenza comune a tutte lefacoltà italiane. 

Dicono che siamo strumentalizzatida centri sociali e partiti. E in realtà sanno perfettamente che l’Onda èeterogenea, che al suo interno convivono fianco a fianco individui con ideepolitiche diverse, dalle opinioni contrastanti, provenienti da ceti socialispesso diametralmente opposti. Ma non possono dirlo, perchè fa troppa paura. Enon c’è partito che ci possa rappresentare, perchè nella nostra trasversalitàd’opinioni siamo e saremo sempre irrappresentabili.

Ora, con le “disposizioniurgenti” studiate dal Ministero dell’Istruzione in seguito alle protesteprovenienti dall’intero mondo della formazione (docenti e rettori compresi), viè un parziale alleggerimento dei tagli e una posposizione dei provvedimenti sulturnover già paventati nella 133, con in più una parvenza di (pseudo) meritocrazia.Permane l’assenza di un qualsivoglia riferimento alle piaghe del clientelismo edell’ereditarietà delle cariche, e resta l’inquietante possibilità ditrasformare le università pubbliche in fondazioni di diritto privato.

Se la parte di studenti che si èprontamente mobilitata avesse fatto come coloro che si sono totalmentedisinteressati riguardo al proprio futuro formativo, adesso graverebbero ancorasu di noi i provvedimenti stabiliti dalla legge 133/2008. Per  provare a quantificare l’effettivaconcretezza della nostra protesta, basti pensare che il dietrofront governativosalva centinaia di milioni di euro e migliaia di posti di lavoro, seppursolamente nel breve periodo.

Ma a noi questo contentino nonbasta. Perchè una riforma dell’università realmente incisiva non può iniziareda un taglio alla spesa, anche se minore del previsto. Perchè in un sistemacome il nostro i tagli non portano ad una tempestiva ricollocazione dellerisorse disponibili, ma al contrario si ripercuotono sulla qualità del servizioofferto ai soggetti più deboli, le vittime, ossia gli studenti. Perchè leuniversità private continuano a godere di ingenti sovvenzioni economiche daparte dello Stato; le quali, come lo stesso Berlusconi ha rassicurato, nonsubiranno riduzioni di nessun tipo.

Perchè l’idea ripugnante che leuniversità pubbliche, ridotte in fin di vita per la carenza di fondi, possanodivenire fondazioni di diritto privato, fa a pugni con quello che dovrebbeessere il fondamento di ogni Paese democratico, ossia il diritto allo studio perogni essere umano, ricordato peraltro dalla nostra Costituzione. L’Onda Anomalacontinua.

Massimo Airoldi

studente scienze politiche / gruppo stampa scienze politiche 

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