VENERDI’ 23 OTTOBRE H. 9.30 P.ZZA CORDUSIO –> NO GELMINI DAY II!Per uno spezzone universitario ancora in movimento

VENERDI’ 23 OTTOBRE 2009
H. 9. 30 P.ZZA CORDUSIO
NO GELMINI DAY II!!
IL MONDO DELLA FORMAZIONE TORNA IN PIAZZA!
 
Tutti dicono che la riforma dell’università deve ancora arrivare. In
realtà, dopo la legge 133 e il decreto 180 (legge 1/2009), stanno già
arrivando alcuni antipasti della nuova riforma Gelmini. Il primo il 25
luglio, giorno perfetto per far passare tutto sotto silenzio dopo un
anno di mobilitazioni che hanno inondato le strade e le piazze di tutta
Italia. E’ stata ufficializzata la ripartizione del Fondo Finanziamento
Ordinario (525 milioni di euro) e l’assegnazione del 7% del FFO per le
università "virtuose" in base ad alcuni criteri, tra cui: la qualità
della ricerca, l’inserimento nel mondo del lavoro degli studenti e le
collaborazioni delle università con enti pubblici e aziende. Un chiaro
invito a proseguire sulla strada delle fondazioni private! A essere
premiate, come da copione, le università dell’Aquis, l’autoproclamata
associazione degli atenei migliori. Per gli altri, resta da spartirsi
le briciole. La seconda parte di riforma è arivata sottobanco con la
direttiva ministeriale n. 160 del 4 settembre 2009. Constatato il
tracollo dell’attuale sistema universitario (lo stesso ministero
riconosce problemi di sovraffollamento e di diminuzione delle
iscrizioni pari al 20 percento) la Gelmini suggerisce agli atenei come
accedere al famoso "fondo premio". Tra i consigli, l’innalzamento del
numero minimo di studenti per ogni corso pena sanzioni economiche,
l’accorpamento di corsi simili in un unico insegnamento e il blocco del
numero dei docenti ordinari. Ci sono anche due pensierini per i baroni:
in primo luogo i docenti potranno continuare, se vorranno, a insegnare
oltre l’età pensionabile. E alle università che si terranno il barone
di turno sarà riconosciuto il risparmio sugli stipendi e sui
contributi, con buona pace di turn-over e precari! Inoltre viene
sancito il monopolio degli ordinari nel presiedere i concorsi dei
ricercatori. Gli atenei infine vengono invitati a contribuire
decisamente al taglio della spesa pubblica, nonostante le risorse siano
già ridotte all’osso: una vera e propria corsa al risparmio, laddove
meno dello 0,85 % del PIL viene destinato ad università e ricerca, a
fronte di una media europea doppia e in America addirittura del 2,6: il
tutto per la modica cifra di – 700 milioni di euro in termini assoluti
per il 2010, con la previsione di un ulteriore taglio al FFO del 7%! In
poche parole, chi vuole stare a galla deve mercificare i saperi, alzare
le rette, appaltare insegnamenti ed infrastrutture ad aziende e
privati. Oppure decidere di soccombere. Tutto questo, fin da questo
primo mese di università, si è tradotto in un aumento delle tasse
universitarie, in un deciso peggioramento della didattica, svolta in
aule sovraffollate e dove strumenti come esercitazioni diventano
costosi optional da permettersi solo nel caso in cui il corso sia
finanziato dall’azienda di turno.
E questo non è che l’inizio. Ma non è questa l’università che vogliamo,
e non siamo disposti ad accettare tutto questo in silenzio, a vedere
atenei non inclusivi, ridotti a costosi supermercati di nozioni e
saperi inutili che ci rendono solo ignoranti e precari. La nostra è
un’università libera, aperta, fatta di autoformazione e saperi
costruiti dal basso. Per questo torneremo venerdì 23 ottobre in piazza
con tutto il mondo della formazione…Ancora una volta.. Per non
fermarci!
 
Collettivo di Scienze Politiche
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